Il 25 Marzo del 1923 nasce Mario Brega, uno dei caratteristi e degli artisti romani più amati e apprezzati di tutti i tempi, guadagnandosi un posto legittimo nel Pantheon della romanità.
Registrato all’anagrafe come Florestano Brega, è uno dei più grandi attori romani, nonché uno dei personaggi a cui Carlo Verdone deve parte della sua grande popolarità negli scorsi anni. Conosce Verdone grazie alla “mediazione” di Sergio Leone, che più volte nella sua lunga carriera si era affidato alle sue performance spettacolari.
Presente in alcune delle pellicole della commedia all’italiana più cult, Brega interpreta lo sfregiato e spietato braccio destro di Gianmaria Volontè, nel film “Per qualche dollaro in più”. Veste i panni del terribile maresciallo nordista nel “Buono il Brutto ed il Cattivo”, e lo ritroviamo pure in “C’era una volta in America”, nel ruolo del gangster che doveva uccidere il personaggio di Robert De Niro. All’epoca era molto diverso nell’aspetto, quindi bisogna avere l’occhio allenato per riconoscerlo.
Dopo essere approdato agli studi di Cinecittà, all’inizio degli anni Cinquanta, ha affiancato anche moltissimi grandi personaggi del cinema italiano, come Nanni Loy, Duccio Tessari, Dino Risi, Ettore Scola.
La fama per Brega arriva molto tardi, nonostante il suo livello sia sempre stato alto, in particolare con la collaborazione con Carlo Verdone. Tra i due si instaura un grande rapporto e entrambi ricavano grandi vantaggi da quella esperienza. Diretto da Verdone, è “Il Principe”, il camionista impegnato a fare un’iniezione alla Sora Lella, quando pronuncia la mitica battuta: “sta mano che può esse ferro o può esse piuma”. Poco dopo è anche il droghiere Augusto in “Borotalco”.
Conosciuto e amato per i suoi personaggi burberi e scontrosi, tra i suoi personaggi più riusciti non possiamo non citare il padre dell’Hippy Ruggiero in “Un sacco bello”, un ruolo in cui ha dato il meglio di sé e ha sfornato perle su perle. Una chicca che non molti conoscono è che nella scena in cui viene accusato di essere fascista, in uno sprazzo di spontaneità e completamente improvvisando, replica con “so comunista così, io”. La scena rimarrà impressa negli annali per la sua epicità.
Del resto, Mario Brega è l’incarnazione della genuinità e simbolo della romanità.
Il 23 luglio del 1994 a Piazzale della Radio, nel suo appartamento, l’attore romano veniva stroncato da un infarto.