Tomás Milian, il cubano de Roma

Nato a Cutono, un piccolo villaggio vicino all‘Avana, Tomás Quintín Rodríguez apparteneva a una famiglia della ricca borghesia cattolica. Suo padre, Emiliano Rodríguez, era un generale dell’esercito del dittatore Gerardo Machado e sperava per il figlio un futuro da militare. Tomás, però, fin da bambino dimostra interesse e propensione per l’arte.

La vita dell’attore subì una drastica svolta quando assistette personalmente al suicidio del padre, in seguito al carcere e a un periodo di riabilitazione. Milian rimase profondamente segnato da questo evento che lo portò a trasferirsi negli USA, dove studiò all’Accademia Teatrale della Florida.

Nel 1958 si stabilì a New York, dove frequentò l’Actor’s Studio, basato sul metodo Stanislavskij, il quale insegna la totale identificazione dell’attore con il personaggio, tecnica che Milian utilizzerà per tutta la vita. Si mantenne grazie a lavori occasionali fino a quando non venne notato dai responsabili della NBC, che cercavano attori per una serie televisiva intitolata “Decoy” (1957-58) che fu il suo trampolino di lancio.

In seguito partecipò al Festival dei Due Mondi di Spoleto del 1959, dove entra in contatto con personaggi importanti del cinema italiano come Franco Zeffirelli, che gli affidò un ruolo per il lavoro teatrale “Il poeta e la Musa” . Lavorò anche con il regista Mauro Bolognini in diversi film, come “La notte brava” (1959) e “Il Bell’Antonio” (1960).

Nel 1962 lavorò per Luchino Visconti in “Boccaccio ’70“, nel ruolo dello scorbutico e meschino conte Ottavio, e alcuni anni dopo recitò in America in “Il tormento e l’estasi” (1965), dove vestì i panni di Raffaello. Scontento per vari motivi, tra cui la paga, dalla seconda metà degli anni ’60 Milian abbandonò i ruoli più impegnati per dedicarsi agli spaghetti-western, come La resa dei conti” (1966) e “Corri, uomo corri” (1968).

Uno dei personaggi a cui deve la sua fama è sicuramente il commissario Nico Giraldi, uomo burbero dai modi poco ortodossi ma abile nel suo lavoro, spesso affiancato dall’amico Bombolo.

Il suo secondo ruolo più celebre è quello di “er Monnezza“, che gli valse il premio “Rodolfo Valentino” come attore più creativo e il premio “Antonio De Curtis” per la commedia.

Nonostante si sia dedicato a ruoli più disimpegnati, non mancano le performance in film di alto livello: una sua interpretazione amata dalla critica è quella in “La luna” (1979) e quella, nelle vesti di protagonista, in “Identificazione di una donna” (1982) di Michelangelo Antonioni.

Nella seconda metà degli anni ’80, poi, tornò a New York. Qui recitò soprattutto nella parte di antagonista, come in “Oltre ogni rischio” (1989) di Abel Ferrara ed in “Revenge” (1990) di Tony Scott.

Continuò a lavorare in Americaspecializzandosi come caratterista. Così facendo, venne a contatto con grandissimi personaggi dello spettacolo mondiale, ad esempio Sydney Pollack, Oliver Stone, Steven Spielberg, Steven Soderbergh, Andy Garcia.

L’8 ottobre 2014 uscì la sua autobiografia scritta con l’aiuto di Manlio Gomarasca: “Monnezza amore mio”. Il successivo 16 ottobre, Milian ha vinto il “Marc’Aurelio Acting Award” alla carriera al Festival internazionale del film di Roma. In 48 anni di carriera ha partecipato a ben 96 film. Tomás Milian si è spento a Miami nel 2017, all’età di 84 anni, a causa di un ictus.

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